- On 26 Novembre 2020
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Certaldo, 1921- 2021. Cento anni dai “fatti” della fiera (28 febbraio 1921)
Il Fascismo al potere
Fin dai primi giorni del 1921 il consolidamento dello stato fascista si tradusse, nella provincia di Firenze, in una serie di pressioni attuate sulle Amministrazioni comunali socialiste dalle autorità centrali mediante l’utilizzo dei Prefetti e, dove possibile, dei governi provinciali.
Questo era ciò che il sindaco socialista di Certaldo Pietro Fagni denunciava ai suoi colleghi amministratori della Valdelsa con una lettera aperta del 13 gennaio 1921 dove metteva in risalto lo ‘schiacciamento’ che la figura del Sindaco stava subendo nelle sue funzioni di rappresentante della popolazione ad opera del Prefetto. Queste pressioni erano talmente forti da giungere a perquisizioni operate dai carabinieri non solo nelle abitazioni dei dirigenti socialisti certaldesi, ma anche nelle sedi delle leghe e persino nella Casa comunale.
Nel breve volgere di tre mesi seguì in Toscana una serie di drammatici avvenimenti indicatori della stretta sempre più ferrea attuata dal potere fascista sulle Amministrazioni e sugli uomini che gli si opponevano: il 27 febbraio, a Firenze, sconosciuti lanciarono una bomba nel bel mezzo di una manifestazione patriottica alla quale partecipavano molte donne e bambini, provocando diversi feriti e un morto, il carabiniere Antonio Petrucci. I suoi commilitoni aprirono il fuoco ferendo a morte Gino Mugnai, dirigente dei ferrovieri, di simpatie comuniste. Il pomeriggio si scatenò la reazione fascista con pestaggi e devastazioni durante i quali trovò la morte Spartaco Lavagnini. Nei giorni successivi seguirono altri scontri, con morti in città e nei suoi immediati dintorni.
Certaldo, 28 febbraio 1921: “i fatti della fiera”
E’ in questo clima che, il 28 febbraio, si svolsero nella Piazza Solferino (la piazza principale di Certaldo, oggi Piazza Boccaccio) i “fatti della Fiera” dai quali derivarono aspri scontri, repressioni e carcerazioni, nonché la conseguente formazione di quella che i fascisti vollero definire in senso denigratorio la “banda dello zoppo”, per via della claudicanza di uno dei suoi componenti, Oscar Scarselli. La “banda” era composta da alcuni membri di quel gruppo di anarchici (fra cui i fratelli di Oscar: Ferruccio, Tito, Egisto e Guido Nencini) i quali, sfuggendo all’arresto ed alle persecuzioni che seguirono quei fatti, vissero per alcuni mesi alla macchia.
Durante gli scontri vi furono due morti (Ferruccio Scarselli e il carabiniere Pinna Gavino) e svariati feriti fra i quali l’ingegnere comunale Catullo Masini, noto esponente socialista, che morirà pochi giorni dopo per le ferite riportate. Nel processo (una farsa, in realtà) che seguì i “fatti della fiera” di tale omicidio venne accusato il giovane anarchico Guido Nencini, condannato per questo all’ergastolo: rinchiuso nel carcere dell’Isola di Santo Stefano morirà all’età di ventinove anni il 28 ottobre 1926.
Questi, in sintesi, i tragici “fatti” che gettarono Certaldo in una situazione di terrore: da tutte le parti giunsero nuclei di carabinieri e reparti dell’esercito che occuparono il paese e si diedero a compiere arresti indiscriminati. Il primo marzo, quando l’intero abitato era già occupato da polizia e militari arrivarono, scortati da autoblinde dell’esercito, camion di fascisti armati. Arrivati nel paese a loro si unirono i fascisti locali che, per la prima volta, fecero la loro comparsa ufficiale a Certaldo. Due settimane dopo, il 15 marzo, in un paese di fatto militarizzato, viene costituito il Fascio di Certaldo. Da questo momento Certaldo e le sue campagne piombano in una spirale di violenza inaudita che cesserà solo il 12 luglio 1944.
I Luoghi della Memoria. Via Fiorentina, località “i Boschetti”
«15 luglio 1921. La sera di questo giorno un gruppo di fascisti si presentò alla mia casa. Forti colpi all’uscio d’ingresso e un grido: “In nome della Legge aprite!”. Apro l’uscio e numerosi squadristi invadono la mia casa. Tutto fu rovesciato, stroncato e buttato via. Descrivere minutamente tutto quello che ricevetti è qualcosa di incredibile. Ad ogni passo manganellate, pugni, urti e pedate, fui trascinato alla Via Fiorentina, un chilometro distante dalla mia casa. Fui atterrato, picchiato a sangue, seviziato e ferito con diverse pugnalate. Fattomi rialzare tornammo indietro e portato ai Macelli dove trovai il mio compagno, anche lui tutto grondante di sangue […]».
Questa denuncia, presentata ai Carabinieri della stazione di Certaldo nel giugno 1945 e da loro convalidata dopo le indagini e verifiche del caso, fa il paio con un documento analogo dal quale si apprende che per compiere le loro violenze i fascisti (su mandato del Direttorio) trascinarono le due vittime in località “i Boschetti”, lungo la via Fiorentina.
La scelta del luogo non era casuale.
Situato in quella che allora era aperta campagna, ai Boschetti i fascisti potevano agire indisturbati, lontano dagli occhi e dalle orecchie della gente.
Ma non solo.
Il luogo del pestaggio venne scelto, crediamo, anche e soprattutto per la sua valenza simbolica.
Era qui, come ricordava Marcello Masini, che i socialisti solevano riunirsi il 1 maggio:
“Il Primo maggio 1945 un grande corteo aperto dalle tre bandiere alleate celebrava anche l’insurrezione del nord, la prossima fine del conflitto e il ritorno alla pace. La manifestazione ebbe luogo ai Boschetti dove, secondo una vecchia tradizione, agli intervenuti furono distribuiti panini e vino. Dopo alcuni anni la celebrazione del Primo Maggio si sposterà al Bosco di Fogneto per andar poi, con il passare del tempo, esaurendosi […]”
(Fonti: Archivio del Comune di Certaldo, Fondo Comitato di Liberazione Nazionale, 2, Epurazione-per informazioni, 3, 55; M.Merlini, P.Gennai, Fiano 1919-1945. La grande Storia e una piccola Comunità, Fiano, 2019, pp. 55-56; M. Masini, L’immediato dopoguerra a Certaldo, in Gli anni difficili a Certaldo. Memorie e testimonianze a cura di Mario Brunori, Milano, La Pietra, 1983, p. 28).
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