- On 24 Luglio 2019
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Luglio 1944. Il passaggio del fronte da Fiano (Certaldo) nelle memorie di Carlo Papini e di Egidio Corti, priore di San Donato a Lucardo
* I seguenti brani sono tratti dal catalogo della mostra fotografica Fiano 1919 – 1945. La grande Storia e una piccola Comunità, a cura di M.C.Merlini e P.Gennai, Fiano, 2019, pp. 192-197
Il passaggio del fronte nelle memorie di Carlo Papini
Carlo, figlio secondogenito di Nello Papini e Egle Lupi, è nato a Fiano nel 1935.
Una sera, durante il passaggio di una colonna tedesca, poco mancò che quel rifugio non venisse scoperto: là dentro il Brogi e gli altri avevano raccolto le armi di cui erano riusciti a fare incetta. Alcuni tedeschi si fermarono davanti alla porta: la porta non era chiusa – le serrature all’epoca non si usavano – e uno di loro, appoggiandosi, la fece quasi aprire. Le armi, per fortuna, non c’erano più, trasferite pochi minuti prima in fondo al campo dietro casa dagli stessi partigiani che, formando una catena, se le erano passate l’un l’altro con una rapido passaggio di mano.
Il passaggio del fronte al Fiano dal Diario di don Egidio Corti
Le memorie di don Corti sono inoltre una testimonianza preziosa riguardo l’entità dei danni che ebbe a subire, in quei giorni, l’antica chiesa di San Donato a Lucardo: i crateri da proiettile presenti ancora oggi sulla sua facciata ne costituiscono una chiara memoria.
Sono andato a Santa Maria Novella a comunicare i Padroni e ho fatto anche lì la funzione. Ho trovato il viale pieno di automezzi della Croce Rossa tedeschi.
Gran passaggio di automezzi. Il cannone da vari giorni si sente molto vicino. Dio ci salvi!
Raccomandato di stare in grazia di Dio. Portare al rifugio il Crocifisso benedetto e invocare il suo aiuto “Gesù mio misericordia”. In caso di bisogno io sarò al rifugio al Giuncaiolo.
Dal giorno 12 al giorno 27 luglio ho celebrato in casa non potendo muoversi a causa della guerra e dei cannoneggiamenti. Il giorno 20 non ho potuto nemmeno celebrare e così il giorno 22. La notte precedente c’è stato un cannoneggiamento spaventoso, una granata è scoppiata sulla piazza della Chiesa nell’angolo destro di chi entraprovocando forature come scalpellature della facciata e rovina completa della finestra del Battistero, foratura in cinque punti della porta di Chiesa con rottura di svariati vetri della bussola e rotta una Stazione [della Via Crucis] con una scheggia. Un’altra granata ha preso il muro maestro della chiesa sull’arco maggiore, il frano del materiale ha sfondato la Cappella del Sacro Cuore, danneggiata anche la volta di centro del transetto col rotolarvi sopra delle grandi pietre del muro maestro. Altre granate, un cento circa, sono cadute d’intorno alla chiesa, alcune molto vicine e altre più lontane. La finestra del Sacro Cuore è andata in frantumi, l’occhio [la vetrata circolare] di Santa Teresa e Santa Cristina sono franati in più punti come pure l’occhio di Cristo Re forato nel centro.
Stamani Tullio Poggi ha finito di spezzare gli ulivi atterrati dalla granate e dal passaggio attraverso i campi dei carri armati e camion inglesi. La settimana scorsa dopo la festa di San Donato ho fatto le riparazioni più urgenti alla chiesa: ora è coperta.
La guerra è passata anche di qui. Fummo liberati la mattina del 24 luglio alle cinque e mezzo; ma gli indiani e gli inglesi arrivarono la sera alle 17,30. Durante la dominazione tedesca nel mio popolo si devono lamentare solo ruberie di buoi, suini, patate, biciclette e generi diversi da mangiare. Deportazioni di uomini qui non ce ne sono state. Dobbiamo lamentare un morto soltanto, Poggi Antonio, che fu sventrato da una scheggia di granata mentre da casa si recava al bosco per riguardare le sue bestie nascoste per liberarle dai tedeschi. Lasciò la moglie e quattro figli.