I ponti sull'Agliena presso le Officine Palmieri (1930 ca.)

La Toscana migliore. Certaldo: il vecchio ponte sull’Agliena e la Cappella dei Giustiziati

Certaldo: il vecchio ponte sull’Agliena e la Cappella dei Giustiziati

Correva l’anno 1932

Siamo nel 1932, la disoccupazione ha raggiunto livelli altissimi e preoccupanti. Per far fronte alla tensione crescente il Comune di Certaldo promuove dei lavori lungo l’argine del Torrente Agliena, lavori in cui dovranno essere impiegati un centinaio di operai e che prevedono – tra l’altro – la demolizione del vecchio ponte.

Il progetto incontrerà la fiera opposizione del responsabile della Pro-certaldo, Giovanni Luschi, che allerta la Soprintendenza ai Monumenti intuendo come la demolizione dell’antico ponte e la deviazione dell’alveo del torrente costituiscano una minaccia per la sopravvivenza stessa della “vecchia cappellina”, la Cappella dei Giustiziati affrescata da Benozzo Gozzoli.

Il Capo del Genio Civile, vedendoci poco chiaro, e in attesa del parere della Soprintendenza, bloccherà i lavori.

Ecco i documenti più significativi che ci permettono di ripercorre questa vicenda.

Lettera del Podestà [Guido Franceschi] all’Ingegnere Capo del Genio Civile
Certaldo, 9 marzo 1932
Con Riferimento a quanto ebbi a telefonare ieri sarò grato alla S.V. se vorrà comunicarmi se e quando saranno ripresi i lavori sul Torrente Agliena in modo che possa predisporre i provvedimenti per combattere la disoccupazione. […] Qualora per ragioni tecniche e per rendere i lavori più rispondenti allo scopo si renda necesaria la demolizione del vecchio ponte del torrente Agliena, per parte mia nulla osta a detta demolizione dato che trattasi di un ponte di nessun valore artistico estetico, pericolante e di nessuna utilità.
Se l’autorità superiore siasi allarmata per le rimostranze di qualche amante dei ruderi [ l’ “amante dei vecchi ruderi” è Giovanni Luschi, Presidente della Pro Certaldo], la S.V. potrà rendere edotta l’Autorità stessa che le rimostranze sono del tutto ingiustificate e che il vecchio oratorio che secondo quanto si vuole sostenere verrebbe danneggiato dalla demolizione, consiste in una piccola cappella, senza nessun segno artistico esteriore, in pessimo stato di manutenzione e acquistata di recente dal Governo, per l’esistenza nell’interno di qualche affresco non so di quale valore. Aggiungo a titolo di cronaca e a riprova del nessun valore della cappella che i proprietari di essa preferirono cederla gratuitamente al Governo piuttosto che sobbarcarsi la piccola spesa necessaria per l’intonacatura delle pareti esterne[…]

Riguardo il “valore” della Cappella di tutt’altro avviso era, quattro secoli prima – 1579 – il Vicario di Certaldo il quale “siccome si trovava scoperta e non vi era uscio, […] ebbe piena facoltà di prendere per la restaurazione onde evitare che le persone, che, come sembra, vi andavano, potessero a loro comodo farvi de’ loro sporcitii: e più ancora perché, essendovi pitture d’autore, non potessero esser guaste dalle intemperie“.

Le “pitture d’autore” a cui si riferisce il Vicario sono gli affreschi realizzati da Benozzo Gozzoli nel 1465 ca.

Di Giovanni Luschi, Presidente della Pro-Certaldo si conserva una replica, in data 10 giugno:

Lettera del Presidente della Pro-Certaldo Giovanni Luschi al Podestà del Comune di Certaldo

Certaldo, 10 giugno 1932
[sulla carta intestata si legge “Pro-Certaldo / Per la difesa dei monumenti artistici”]
Mi è grato poterle comunicare come dietro un’accurata visita ai lavori di sistemazione del Torrente Agliena da parte dell’Ispettore dei Lavori Pubblici per la Toscana Comm. Zanchelli è stata dal medesimo ideata e proposta una soluzione tecnica colla quale si rispetta la integrità della Piazza della Fiera e quella del Vecchio Ponte che non ha mai fatto male a nessuno e quindi non si era meritato l’ostracismo al quale era stato condannato. Mi affretto perciò a darle una tale notizia sicuro che le farà piacere per essere così rispettata l’integrità della Piazza della Fiera dalla S.V. giustamente reclamata.

Dal carteggio, abbastanza corposo, si capisce chiaramente quale sia il fine del Podestà: riportare l’altissima tensione sociale – causata dal numero esorbitante di disoccupati – entro limiti tollerabili e, soprattutto, controllabili dalle Autorità locali.

Il blocco dei lavori e la “variante” a cui si riferisce Giovanni Luschi vanificano i piani del Podestà che hanno come unico fine quello di “occupare operai”: la demolizione del ponte è fondamentale allo scopo. Il Franceschi, in un’altra nota inviata al Prefetto, parla di “circa 700 disoccupati, nella benevola ipotesi che le industrie locali possano rimanere attive e quindi in grado di non procedere a licenziamenti. Pensare di ricorrere per la soluzione del problema agli agricoltori [possidenti terrieri] è un’utopia in quanto i predetti non solo non intendono assumere mano d’opera ma stanno licenziando quella a a lavoro sostituendola con i mezzadri allo scopo di estinguere il debito colonico che questi ultimi hanno contratto verso i proprietari“.

Ravvisa quindi la “necessità impellente di dare inizio ai lavori in modo da calmare il forte malcontento esistente nella massa operaia“. Il Podestà esorta pertanto il Prefetto a “voler interporre i suoi autorevoli uffici presso la Soprintendenza ai Monumenti ricordando le direttive impartite in materia dal Capo del Governo il quale mentre intende che siano rispettate le opere d’arte vuole che siano affidate alle cure di Sua Maestà il Piccone i ruderi di nessun valore artistico e storico come è appunto il ponte in parola“.

Qualcuno, nel frattempo, gli deve aver fatto capire che la cappella qualche valore forse ce l’ha: infatti in una successiva comunicazione al Prefetto il Podestà Franceschi si fa premura di specificare che “per informazioni assunte da competenti […] l’abbattimento del ponte non danneggia il Tabernacolo recentemente acquistato dallo Stato” venendo addirittura “a garantirlo da qualsiasi pericolo in quanto essendo pericolante può in non lontano avvenire franare ostacolando il normale deflusso delle acque“.
Sarà stato anche pericolante ma il fatto è che 12 anni dopo, quando lo distrussero le bombe (o le mine), il ponte era sempre in piedi. Nonostante le pressanti richieste del Podestà Guido Franceschi qualche “competente” avrà forse ritenuto opportuno lasciare il vecchio ponte, “che non ha mai fatto male a nessuno”, esattamente dov’era.

Tutti i documenti citati sono conservati presso l’Archivio Storico del Comune di Certaldo, Archivio postunitario, serie IV, busta 306, categoria XVI “Leggi sociali”

Si rimanda inoltre allo studio Certaldo negli anni del Fascismo. Un comune italiano fra le due guerre (1919-1940) a cura di Francesco Rossi, 1986 (in particolare pp. 92-98).

Sul vecchio ponte e la sua storia si veda anche questo articolo: https://www.guideintoscana.it/la-toscana-migliore-certaldo-il-vecchio-ponte-sul-torrente-agliena/